Abbiamo di recente parlato di come e dove le persone si muovono alla ricerca di notizie. Abbiamo raccontato i primi insight provenienti dal report Newsruption, che realizziamo periodicamente dal 2009 per analizzare l’impatto del digitale nel mondo delle news.
Per capire cosa fanno concretamente le persone, abbiamo confrontato ciò che le persone dichiarano di fare, in un caso ipotetico di bisogno di informarsi, con i comportamenti reali di ogni giorno: la distanza tra le due cose, al momento, è sorprendente. Nella quotidianità prevale ancora la televisione, (44%). Ma quando immaginiamo un evento straordinario, la metà degli italiani apre una barra di ricerca: la prima domanda, oggi, si fa a Google.

Ed è proprio qui che si sta giocando una nuova, grande partita.
La rivoluzione silenziosa delle ricerche online
Oggi Google sta sperimentando una nuova modalità di risposta alle richieste degli utenti — non più attraverso i link ai giornali, ma con sintesi generate dall’intelligenza artificiale. Ed è per approfondire questo tema che abbiamo voluto integrare i dati raccolti nella nostra ricerca con dati provenienti da fonti esterne internazionali, per avere un quadro ancora più preciso.
Secondo il Generative AI and News Report 2025 del Reuters Institute, oltre la metà delle persone (54%) ha già visto una risposta AI a una propria ricerca online, ma solo un terzo (33%) clicca effettivamente sulle fonti indicate.

Il risultato è che l’informazione si ferma sempre più spesso prima di arrivare ai giornali, creando un nuovo punto di rottura tra chi produce notizie e chi le consuma.
Il lungo braccio di ferro tra piattaforme e giornali
Negli ultimi anni, il rapporto tra le grandi piattaforme digitali e il settore dell’informazione è diventato sempre più complesso.
Google e Meta, principali intermediari nella distribuzione di notizie online, hanno costruito modelli economici basati sull’attenzione degli utenti — un’attenzione che nasce anche dai contenuti prodotti dalle redazioni.
Gli editori, dal canto loro, chiedono da tempo compensi per il valore economico generato dai propri contenuti, mentre le piattaforme sostengono di garantire visibilità e circolazione alle notizie.
In risposta a queste pressioni, Google ha avviato diversi programmi di sostegno al giornalismo, come il Google News Showcase e altre iniziative per la collaborazione con gli editori a livello globale.
Nel 2024, per rispondere anche alle richieste normative europee, Google ha condotto un esperimento rimuovendo temporaneamente i contenuti giornalistici dai risultati di ricerca in nove Paesi, tra cui l’Italia.
Come riportato da Reuters e confermato nel Google Blog ufficiale, i risultati mostrano che l’assenza delle notizie non ha inciso sui ricavi pubblicitari e ha causato solo una lieve riduzione dell’uso del motore di ricerca (–1%).
Secondo l’azienda, l’esperimento dimostra che le notizie non sono economicamente essenziali alla sostenibilità della piattaforma.
AI Overview: la risposta diretta che preoccupa gli editori
Nel 2025 Google ha lanciato in Italia AI Overview e AI Mode, due funzioni basate sul modello linguistico Gemini, progettate per rispondere direttamente alle domande degli utenti con testi generati automaticamente.
Le risposte sono sintetiche e immediate, e permettono di ottenere informazioni senza dover cliccare sulle fonti originali.
Questa innovazione ha sollevato forti reazioni nel mondo editoriale.
La Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) ha chiesto l’intervento della Commissione Europea, sostenendo che queste funzionalità minacciano la sostenibilità economica e il pluralismo dell’informazione.
L’associazione ha anche presentato un reclamo all’Agcom per presunta violazione del Digital Services Act, evidenziando che il modello di risposta diretta riduce la visibilità e il traffico verso i siti di news, con conseguenze sul mercato pubblicitario e sull’ecosistema dell’informazione.

Non solo traffico: la sfida del valore
Dopo anni dominati dal modello pubblicitario e dalla corsa ai clic, la sopravvivenza dell’informazione passa oggi dal rapporto diretto con i lettori.
Crescono i modelli basati su ricavi diretti — abbonamenti, membership, eventi e newsletter — che permettono di costruire comunità più fedeli e sostenibili.
Come sottolinea il Digital News Report 2025 del Reuters Institute, i media che si concentrano su questi modelli ottengono maggiore fiducia e partecipazione da parte del pubblico.
Non conta più raggiungere tutti, ma fidelizzare chi resta.

Un mestiere da reinventare
L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui cerchiamo, leggiamo e comprendiamo le notizie. Per il giornalismo, la sfida non è solo tecnologica ma identitaria: come restare rilevante in un ecosistema in cui le risposte arrivano prima delle fonti?
Le redazioni che sapranno reinventarsi — valorizzando la propria competenza, la trasparenza e il legame con il pubblico — potranno trasformare questa Newsruption in un’opportunità. Per tutte le altre, rischia di essere un nuovo punto di non ritorno.
